...poi ci sono 14 telefonate di sostanza, con cose censurabili. Non assimilabili ai diktat minacciosi di Moggi, agli atti dal 2006, ma interessanti per la giustizia sportiva. Le conversazioni più sensibili riguardano Galliani. Il designatore arbitrale Bergamo è in rotta con il compagno di stanza Pairetto e il presidente degli arbitri Lanese, questi ultimi vicini a Moggi. Bergamo, allora, cerca una sponda in Galliani. Il 28 aprile 2005 gli chiede apertamente aiuto: «La Juve mi accusa di voler prolungare la squalifica di Ibrahimovic per non farlo giocare contro di voi». Galliani allarga le braccia: «Non si preoccupi, io sono qui». Il 17 maggio il designatore esordisce con Galliani parlando del pareggio contro la Juve come di «un trauma in famiglia». È apertamente tifoso del Milan, ora. Poi confida un atto d´arbitrio, realizzato di fronte a un fallo intenzionale di un difensore del Lecce su Kakà: «A lei posso dirlo, con Trefoloni abbiamo riscritto il referto arbitrale. Il giudice sportivo non avrebbe capito, ci volevano i toni giusti per una squalifica esemplare». Il dirigente rossonero Meani non si preoccupa di chiamare l´arbitro De Santis a pochi minuti dal derby, febbraio 2005: «Mi raccomando». Facchetti in due telefonate a Pairetto, vicecommissario arbitrale in Uefa, mostra di gradire il suo intervento in Europa: «Avete già fatto per le Coppe?, avete stabilito per le Coppe?». Poi Bergamo, 10 gennaio 2005, anticipa a Facchetti i due guardalinee: «Ti mando Gemignani e Nicoletti». E il 26 aprile il designatore gli dice: «La partita con la Juve era stata preparata bene». Per la Roma c´è il ds Pradè. Chiama il vicepresidente federale Mazzini prima di Atalanta-Roma: «Puntiamo su di te», gli dice. Finirà 0-1.